Uno sguardo al Primo Capitolo…

Uno sguardo al Primo Capitolo…

Oggi diamo un secondo sguardo a “Realtà è ciò che muta” (il primo sguardo lo potete invece trovare qui), il libro che sta per vedere la luce: mancano infatti pochissimi giorni all’avvio della campagna di prenotazioni (un “crowdfunding” promosso dall’editore Bookabook, il quale ha deciso di credere nel progetto).

Si tratta di un testo che propone il cambiamento del nostro rapporto con la realtà (quella che riusciamo a vedere raramente, concentrati come siamo sui nostri mille pensieri!), aiutandoci a creare dentro di noi del silenzio, dello spazio vuoto, da riempire (finalmente) con ciò che viviamo.

Problema: nessun cambiamento, proprio nessuno, può avvenire se non siamo noi stessi ad impegnarci. Tenendovi per mano, il libro vi condurrà a fare esperienza diretta, attraverso un nuovo metodo meditativo, del vostro stato interiore, ma questo sarà solo il primo passo…

Curiosi? Facciamo allora la conoscenza delle prime pagine del primo capitolo, giusto per capire quale “sapore” abbia il testo, così da poter valutare se possa fare o meno al caso nostro.

Se poi vorrete sostenere il progetto (il libro infatti sarà pubblicato da Bookabook solo se saranno raggiunte le 200 ordinazioni, in un periodo di tempo limitato) vi invitiamo a tornare a trovarci su queste pagine od a seguirci su Facebook, dove saranno pubblicate nuove informazioni a breve.

…Buona lettura!


Capitolo I

Il perché di un libro, il perché di un nome.

Lo scopo di questo testo, va detto con urgenza prima di ogni altra cosa, è il seguente: aiutare. Non so ancora, confesso di essere un po’ indeciso a riguardo, se quello che avete in mano possa essere o meno considerato un libro di auto-aiuto, come oggi si usa dire: questa etichetta non mi piace molto, ma credo che almeno in piccola parte ciò possa essere vero. Tra le sue pagine sarà contenuta una grande quantità di informazioni e di consigli che, maleducatamente, verranno forniti; precisiamo che la causa della maleducazione risiederà proprio nel loro non essere esplicitamente richiesti. Chiedo venia ed il permesso al Lettore di immaginare che questa sua richiesta sia in qualche modo esplicitata dall’aver aperto questo testo. Da parte mia scriverò, visto che in questo momento il libro ancora non esiste, supponendo che quanto appena detto corrisponda a verità. Quindi, pensavo, quando apriamo un libro di fatto stiamo domandando. A seconda del libro che decidiamo di aprire possiamo facilmente immaginare di avere in mente una domanda diversa e come risultato, a seconda del libro che apriremo, otterremo una serie di risposte diverse. Anche due libri sul medesimo argomento, infatti, possono condurre a strade niente affatto simili, lasciandoci a volte perplessi, a volte compiacendoci ed a volte lasciandoci indifferenti. E se apriamo un libro di narrativa, che cosa desideriamo ottenere? Il responso è quantomai immediato: desideriamo che qualcuno, cioè l’autore, magari morto e sepolto anni addietro, da qualche parte lontano da noi, torni in vita attraverso le sue parole ed instauri con noi un dialogo fitto e privato e… ci racconti una storia. E le storie ci piacciono. Perché dai successi e dagli errori di altre persone possiamo imparare, ed anche perché attraverso le sensazioni suscitate dalle storie possiamo crescere.

Non è poi tanto strano avvertire qualcosa dentro di sé, cioè un’emozione, e non riuscire a darle un nome e magari qualche tempo dopo, tra le pagine di un libro, scoprire che anche un personaggio di cui stiamo leggendo la storia ha provato qualcosa di molto simile, a quanto pare, a quello che abbiamo provato noi. In effetti si tratta di una grande fortuna: qualcun altro ha provato la stessa cosa e magari l’ha anche chiamata per nome. Questo fatto ci aiuterà molto perché da allora in poi, quando dovremo descrivere il nostro umore ed i nostri pensieri, avremo una preziosa parola in più: è un po’ come regalare ad un pittore un nuovo, prezioso colore. Come mai è così importante descrivere ciò che proviamo e diventare anche bravi a farlo? 


Photo by Ben White on Unsplash

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